P. Taparelli S.J.: Saggi sulla tirannia risorgimentale

Una parte della storia d’Italia ci è stata nascosta: sentiamo come un dovere riscoprirla per gli uomini che hanno a cuore la Patria, la religione, la famiglia, la libertà.

Il testo oggi proposto è autorevolissimo: Civiltà Cattolica fu il periodico culturale più letto nel mondo nella seconda metà dell’Ottocento.
L’autore dei saggi che lo costituiscono non ci pare abbisogni di presentazione: le sue opere più ponderose sono tutte (TUTTE) reperibili su questo sito. Spesso in versione anastatica dell’originale.
I suoi saggi economici, invece, li potete trovare su www.paginecattoliche.it

Come la Rivoluzione Francese, anche il Risorgimento fu un periodo di orrende persecuzioni verso chi si batteva per la libertà.
Padre Taparelli ne previde l’esito sanguinoso e ne spiegò le ragioni.
Quasi un secolo dopo ne diede conferma, il più temibile pensatore social-comunista: “la Riforma sta al Rinascimento come la Rivoluzione francese al Risorgimento” [A. Gramsci, Quaderno 3 (XX) § (40)].
Dopo di lui, altri pensatori socialisti, aggiunsero: “come la Resistenza sta alla Rivoluzione Russa” (cfr. Il Manifesto, 18/3/2011, poi in Micromega stessa data).

Registrati o fai il login per scaricare il libro

Descrizione

TAPARELLI d’AZEGLIO, Luigi. – Nato a Torino dal marchese Cesare e da Cristina dei conti Morozzo di Bianzé il 24 novembre 1793, morto a Roma il 21 settembre 1862. Studiò a Siena nel collegio Tolomei diretto dagli scolopî, e voltosi allo stato ecclesiastico ricevette i primi ordini sacri dall’arcivescovo di Torino, finché, trasferitosi nel 1814 con parte della famiglia a Roma, entrò il 12 novembre dello stesso anno nella Compagnia di Gesù, mutando il suo nome originario di Prospero in quello di Luigi. Compiuto il noviziato, fu dal 1814 al ’24 nel collegio di Novara, successivamente procuratore, ministro e rettore, e là il 25 marzo 1820 venne ordinato prete; dal 1824 al 1829 a Roma rettore del Collegio Romano; dal 1829 al 1833 a Napoli preposito della provincia; dal 1833 al 1850 a Palermo insegnante nel collegio Massimo; dal 1850 fino alla morte redattore della Civiltà Cattolica (v.), prima a Napoli e dal settembre del ’50 a Roma.

Il suo nome cominciò a essere conosciuto per il Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto (Palermo 1841-1843, in 5 volumi; rifatto nell’edizione definitiva di Roma, 1855, in 2 volumi): libro che offre un intero e saldamente congegnato sistema di filosofia sociale, dove le trattazioni particolari della società, del potere, del diritto hanno per presupposto la trattazione generale dell’operare umano, che si rifià alla sua volta da Dio e dalla creazione. L’autore, non estraneo all’influenza della restaurazione filosofica di V. Cousin e della scuola controrivoluzionaria del De Bonald, di J. De Maistre, di C. L. Haller, produce ammodernate le dottrine più ortodosse della filosofia scolastica. E ai ricordi della cristianità medievale si riporta, quando si eleva alla visione di una società etnarchica, organizzazione internazionale degli stati che protegga la loro indipendenza, limiti le guerre e sviluppi la cooperazione comune in tutto ciò che attiene al bene universale.

Dopo la tempesta del 1848-49, che rivelò l’inconciliabilità della Rivoluzione nella Penisola con le posizioni della retta ragione della S. Sede, egli si diede a combattere il liberalismo, le sue premesse, anche remote, i suoi postulati, le sue applicazioni, i suoi istituti politici, e a sostenere in tutti i campi del pensiero e della prassi la tradizione cattolica e l’autorità e i diritti della Chiesa. In tale arringo esercitò una immensa influenza nel mondo cattolico, molto forte anche in quello clericale, trattando di diritto pubblico, di economia politica, di filosofia. L’Esame critico degli ordini rappresentativi nella società moderna (Roma 1854, volumi 2), l’altra delle due sue opere fondamentali, nacque dagli articoli con i quali egli bolla gli ordini rappresentativi per il loro spirito informatore da lui ricondotto al protestantesimo e all’individualismo razionalistico. I suoi articoli di filosofia rappresentano la condanna del pensiero moderno dall’Umanesimo in poi e il ritorno al tomismo, alla cui restaurazione nelle scuole ecclesiastiche il T. contribuì molto.

(da Enc. Treccani online, con correzioni)