J. Bryce: Il Sacro Romano Impero
“Oggi il cristianesimo si é sparso su tutta la terra; e Stati che si chiamano cristiani sono ora signori di musulmani e pagani. Ma é una cristianità, che sarebbe parsa disintegrata e attenuata a San Bernardo e a Dante. La religione non occupa più la posizione orgogliosa d’una volta. Anche nei paesi che hanno una chiesa riconosciuta dalla legge, gli ecclesiastici sono gelosamente esclusi dagli affari mondani. In nessun luogo, tranne la Russia e le più arretrate repubbliche dell’America spagnuola, lo Stato riconosce il dovere di proteggere e propagare una forma di fede. La teologia si occupa poco delle antiche questioni, essa chiede: quale é la relazione tra Dio e la natura, e quale é l’evidenza della relazione di Dio all’uomo? La filosofia non indaga come debba stabilirsi la giustizia, né quale sia la vera sede e l’origine della autorità civile. Essa accetta il potere politico come risultato di forze attuali, della volontà o acquiescenza dei più forti elementi della comunità , e non vede nulla di più sacro nel capo di uno Stato di quel che veda nel capo di una compagnia commerciale. L’ordine, il cui nome spesso perdette credito per aver servito ad ammantare la tirannia, cessò da un pezzo d’essere il grande scopo delle menti progressive: queste si posero innanzi la libertà come scopo, stimando che ogni altro bene le terrebbe dietro. Il governo popolare insediato dai voti di una moltitudine alla quale pareva che il dono del potere dovesse anche conferir la saggezza, il dominio di sé e lo spirito pubblico, perdette molto del suo credito quando si vide che le moltitudini erano ancor prone alle passioni irragionevoli e alle animosità di razza, erano ancora soggette a cadere in mano della ricchezza diretta da interessi astuti. Sette secoli occorsero da Sant’Agostino a Gregorio Settimo per creare il sistema medioevale. Visse tre secoli, e altri quattro secoli sono occorsi per distruggere i principi su cui posava”. (James Bryce)
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